HEYSEL TRENT’ANNI DOPO

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Ieri sera un momento di ricordo in memoria di un evento che, chi l’ha vissuto, non lo scorderà mai. Ero bambina quella notte di primavera, ma ricordo benissimo le immagini che arrivavano dal Belgio, quando, invece di una partita andava in onda una tragedia di cui sul momento, forse, non era facile neppure rendersi conto. Ringrazio Sergio Brio e lo Juventus Club per questa opportunità, che alla fine è stata anche una bella festa, ma ha dato una volta in più l’occasione a tutti noi di riflettere sul senso dello sport e della tifoseria, che troppo spesso si trasforma in intolleranza e violenza piuttosto che mantenersi nei binari di una sana passione per la propria squadra del cuore. A mio nipote Diego, che potrebbe non rivolgermi più la parola per aver partecipato a un convivio bianco-nero, coglierò l’occasione di raccontare, a trent’anni di distanza, cosa fu l’Heysel. La presenza ieri sera, insieme a tanti ex campioni della Juve, di Giancarlo Antognoni e Stefano Carobbi, a un evento che non poteva e non doveva avere colori, oltre alla gradita cravatta di Sergio Brio, ha comunque sdoganato anche quei pochi Viola come me che hanno partecipato con grande piacere.

 

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