All’ultimo tuffo, ma ce l’ho fatta. Il 27 ottobre ho visitato Expo. Non ero molto interessata, però mi dispiaceva perdermelo. Ad oggi sono molto felice di essere andata perché ho visto un’esposizione universale diversa da come la immaginavo e, a dire il vero, molto migliore. L’aria che si respira nel Decumano è gioiosa, ma soprattutto civile e ordinata. Una realtà pienissima di gente dove ci si nuove senza problemi, dove le file sono lunghe, ma le persone sono corrette, dove non ci sono bancarelle e venditori di ricordini e cianfrusaglie, ma solo cose da vedere di tante realtà diverse, dove non c’è gente che urla, che spintona, che protesta, ma un incontro di razze che non ricorda l’idea dell’invasione che invece regna fuori, dove l’albero della vita è uno spettacolo un po’ deludente, ma che tutti apprezzano ammirandolo a bocca aperta, dove il lavoro architettonico è meraviglioso e dove ciascun paese ha portato la propria inventiva, dove anche i servizi igienici, malgrado i milioni di visitatori, sono più che accettabili. Ho desiderato che il mondo fuori fosse così e che la nostra Italia fosse un crocevia di popoli e di razze, in grado di interagire in modo sereno, non violento, non aggressivo, ma gioioso, pulito, educato e corretto e ho desiderato respirare l’aria e farmi avvolgere dall’atmosfera che ho percepito all’incrocio del Cardo con il Decumano.