Finalmente ieri, dopo qualche anno di lavoro, è uscito il libro sulla carriera di mio padre, pilota automobilistico. Stanotte ho cominciato a leggerlo. E’ veramente bello, grazie all’opera di Carrara, Cordovani e Parra. Non è solo un libro di gare e di sport, è uno spaccato di un’Italia che non c’è più, è il racconto di quei ruggenti anni Sessanta, che si percepivano tali anche nei rombi dei motori, vissuti da una generazione scanzonata che ha segnato un’epoca, che si emozionava e si divertiva, in un’Italietta che cresceva. Il pilota automobilistico era all’epoca un personaggio mitico, che si lasciava dietro un’aura eroica, che faceva sognare i giovani ed era ammirato per il coraggio e lo sprezzo del pericolo. Avvicinarsi a una vettura, poter assistere il Pilota (Corridore si diceva allora) nelle più semplici operazioni tecniche, era qualcosa di ambito ed esaltante. Pistoia in quegli anni fu importante riferimento nazionale delle “corse in automobile”, grazie anche all’attaccamento che l’Ingegner Chiti mantenne sempre verso la sua città d’origine. Aldo Bardelli sicuramente ha vinto tanto, è finito anche in qualche burrone, ha preso diversi alberi, è cappottato, ha incendiato la sua TZ1, ma è stato protagonista di una stagione indimenticabile per lui e per Pistoia, che dopo tanti anni lo ricorda con questo tributo, fortemente voluto da Alessandro Carrara (suo primo tifoso, come ci tiene a dire) perché più di chiunque altro è stato il pilota cittadino!