MOZIONE
PRESA DI POSIZIONE DELLA REGIONE TOSCANA E DELL’ASSESSORE ALL’ISTRUZIONE SULLE INIZIATIVE DEL GOVERNO BERLUSCONI IN MATERIA DI ISTRUZIONE
Presento questa mozione a nome dei gruppi di Forza Italia e Alleanza Nazionale Verso il Popolo della Libertà.
La mozione, ormai un po’ sorpassata, muove dalla presa di posizione della Regione Toscana e dell’Assessore regionale all’Istruzione relativamente alle iniziative del Governo in materia di scuola e università, che hanno posto la Giunta regionale toscana non nella posizione di interlocutore istituzionale, quale deve essere, bensì come mero attore di parte.
Siamo fermamente convinti che la scuola italiana necessiti di grandi riforme, il percorso iniziato dal Ministro Gelmini va nella direzione, di cui si sentiva da anni la necessità, di una riorganizzazione in senso meritocratico dell’intero sistema della pubblica istruzione, oltre che verso una razionalizzazione dei costi di un organismo gigantesco quale è quello della scuola e dell’università. Razionalizzare i costi non vuol dire solo e semplicemente licenziare, come la sinistra ama far credere, significa ridistribuire risorse imponenti con criteri di attenzione volti anche allo studente e alle famiglie e non solo al lavoratore scuola. Il 97% della spesa per l’istruzione è assorbita dai costi per il personale, mentre l’edilizia scolastica, l’innovazione tecnologica e la sicurezza degli ambienti non impegnano neppure l’1% delle risorse. E’ chiaro che in tutto questo che c’è qualcosa che non va. Ciascuno di noi deve accettare che in una fase di grave recessione economica, in un Paese dove i soldi non ci sono, i tagli, anche all’istruzione, siano irrinunciabili, possibilmente senza andare a ledere la qualità dell’insegnamento, una qualità che non scaturisce però dal soprannumero degli impiegati nel settore scuola, siano essi docenti o personale ATA, ma da una riorganizzazione dell’intero comparto. Vi assicuro, e ve lo dice chi nella scuola ci vive quotidianamente, che la differenza qualitativa non dipende da tre o quattro studenti in più in aula rispetto alla media attuale, che fra l’altro è la più alta d’Europa, con esuberi del personale docente e ATA, dipende bensì dalla preparazione e dalla capacità dell’insegnante, un professore incompetente non riuscirà a far apprendere niente neppure a classi di dieci ragazzi. Quel docente nella scuola non ci dovrebbe neanche stare. Al contrario un insegnante che fa bene il proprio lavoro deve essere incentivato e premiato, sia in termini economici, sia potendo contare su una progressione di carriera per merito.
Il merito, che brutto termine, tanto aborrito dalla sinistra, sul quale ha costruito le sue contestazioni, non solo nel ’68, ma anche di recente, fomentando le piazze.
Al contrario riteniamo che questa “brutta parola” sia una grande innovazione del decreto Gelmini, voler reintrodurre criteri di merito e di rigore nell’insegnamento è semplicemente un principio di buon senso che giova a tutti e migliora la società del futuro. Una società che dovrà essere costruita da quei giovani ai quali i partiti di centro sinistra si rivolgono allo scopo di indottrinarli ai fini della propria azione politica e ai quali noi, invece, vogliamo insegnare a leggere la realtà in modo autonomo e razionale, perché hanno diritto a maturare una propria criticità e a rielaborare in modo personale l’esistente, invece di essere strumentalizzati da un’ideologia che cerca di tenerli avvinti a sé con slogan vecchi e banali. I ragazzi, soggetti in divenire, sono facilmente preda delle mistificazioni, soprattutto quando le menzogne sono talmente roboanti e ripetute all’infinito, con grandi frasi ad effetto ben confezionate tanto da trasformarle, alla fine, in verità generalmente accettabili. Dispiace vedere che non solo i giovani, ma anche genitori e insegnanti, sono vittime di questo conformismo che li porta a credersi protagonisti quando in realtà altro non rappresentano che marionette nelle mani di gruppi politici organizzati, nonché di partiti che, probabilmente, vivendo un vuoto di idee e di identità, sono incapaci di avanzare proposte alternative e costruttive e non sanno esprimersi se non sollecitando le masse alla rivolta. Una rivolta per cosa poi? Quali sono poi questi grandi “peccati” del decreto Gelmini:
Il voto in condotta: è fondamentale per una crescita corretta di ogni ragazzo, ci lamentiamo dei fenomeni di bullismo, i ragazzi nell’età della crescita non hanno solo bisogno di essere capiti e ascoltati, ma anche indirizzati e per questo ci vuole un minimo di rigore.
Il maestro prevalente: la scuola elementare italiana in passato era apprezzata nella comparazione europea perché licenziava studenti validi, adesso non lo è più. Siamo certi che la dispersione realizzata dal trittico di maestri abbia apportato un beneficio?
Il ripristino dei voti: per fortuna, i ragazzi escono da scuola a fine anno senza capire precisamente come è andata, giudizi asettici, tutti uguali, fatti con formulari prestampati, che alla fine non dicono niente, non sono un vantaggio né per la famiglia, né per il discente. Un 4 è un 4, tutti ne comprendono il contenuto in termini di andamento scolastico, così come un 8 è un 8.
L’orario ridotto: l’orario non sarà ridotto, ma flessibile, per venire incontro alle esigenze delle famiglie che vogliono lasciare i figli a scuola per il tempo pieno, che verrà potenziato, ma dando anche l’opportunità a chi non lo desidera di dare al proprio figlio il tempo per uno studio personale a casa, necessario per stimolare il metodo. Del resto le scuole devono essere luogo di apprendimento e non un parcheggio per i figli.
Che dire poi delle classi differenziate, su questo tema la sinistra è andata a nozze, tacciandoci di razzisti. Le classi diversificate sono un bene in primis per quegli studenti che arrivano e ancora non conoscono la lingua e stanno in classe ignari di tutto quanto accade loro intorno. Un periodo di alfabetizzazione con gli altri studenti stranieri è indispensabile per poterli inserire a tutti gli effetti nella classe e per renderli in grado di apprendere i contenuti curricolari, evitando di far perdere loro un anno di scuola.
I licenziamenti: nessuno sarà licenziato, saranno razionalizzati i costi del personale incidendo sui supplenti. Ogni anno nelle scuole girano una pletora di precari, assunti a tempo determinato che, hanno tutto il diritto di lavorare, ma altrettanto hanno il diritto a una sistemazione dignitosa, esistono precari da venti anni, questo in uno stato civile è inaccettabile.
Infine l’Università: adesso in piazza tutti la difendono, ma è malata, malata di privilegi, di baronie, di sprechi inauditi, ma soprattutto squalificata, la sua funzione formativa è ormai screditata in quanto non produce più studenti di qualità, né funziona da cinghia di trasmissione con il mondo del lavoro. L’Università deve disporre di risorse adeguate per l’innovazione e la ricerca, risorse che però devono essere impiegate razionalmente.
TUTTO CIO’ PREMESSO CON QUESTA MOZIONE
CHIEDIAMO
oltre al venir meno delle mistificazioni e della confusione generale che la sinistra crea ad arte intorno al decreto Gelmini
che dal Consiglio Comunale di Pistoia venga una sensibilizzazione alla Giunta Regionale Toscana, affinché non sposti il dibattito e lo scontro politico, inerente alla riforma Gelmini, all’interno delle scuole, insinuandolo in modo strumentale e ideologico fra studenti, insegnanti e genitori, ma lo mantenga in modo responsabile al di fuori dei luoghi deputati alla formazione e istruzione delle giovani generazioni.
che la Giunta Regionale venga invitata da questo Consiglio a collaborare in modo costruttivo con il Governo, in questo momento importante di riforme e di transizione, senza fomentare la discordia e creare artefatti allarmismi.
che la Giunta Regionale venga sollecitata a un impegno fattivo nel settore della formazione professionale, di diretta competenza della Regione, affinché si concretizzi in Toscana quel percorso scuola-lavoro, ormai improcrastinabile e necessario per un corretto e opportuno inserimento dei giovani nel panorama lavorativo regionale.
CONS. FRANCESCA BARDELLI
Forza Italia-Verso il Popolo della Libertà