Pubblico quasi completamente aristocratico alla presentazione, alla Capannina di Franceschi di Forte dei Marmi, del libro di Guglielmo Bonanno di San Lorenzo sulla figura del penultimo Re d’Italia, Capo di Stato per quasi mezzo secolo, dal 1900 al 1946. Gradevole l’introduzione storica del Marchese Mansi, un po’ più di parte l’esposizione dell’autore. Che il piccolo Re sia stato bistrattato dalla storiografia post bellica non c’è dubbio e che non sia stato lo zerbino del Duce, né il suo connivente nelle scelte più criticabili del regime lo ritengo assolutamente condivisibile, un po’ meno mi convince la versione che il Sovrano non avesse alcun modo per evitare quelle derive razziste e la spinta bellica alle quali il Duce purtroppo si lasciò andare. Motivare 21 anni di apparente inazione con due ordini di spiegazioni, ovvero: che la sottomissione al regime fosse l’unico modo per evitare la guerra civile; che la decisione di mantenere il Duce al potere spettasse solo al Parlamento che era organo sovrano in quanto rappresentante degli Italiani, i quali Italiani, per inciso, non avevano mai dato segno di ribellione alla dittatura…. Questo mi sembra, sì, un po’ semplicistico! Credo che chiamare Mussolini nel ’22 a formare il Governo sia stata una scelta politica opportuna in quel dato momento storico, segnato dal biennio rosso, credo altrettanto che molto il regime abbia fatto per l’Italia e per gli Italiani. Certo altre scelte le trovo contestabili e non mi convince sentir dire che la decisione di porre la reale firma sulla decretazione che introduceva le leggi razziali non poteva essere evitata, né mi piace la spiegazione che tutto dovesse essere demandato al Parlamento in quanto rappresentativo del popolo, considerato che il reclutamento degli eletti avveniva con sistema plebiscitario e la normazione era fatta solo tramite decreti governativi. Ancora meno condivido la critica di staticità mossa al popolo italiano che a un certo punto sicuramente non ha più apprezzato il regime, ma una ribellione non era certo facile, specialmente dal 1938 in poi. In questa ottica cosa dovremmo pensare allora dell’attuale popolo italiano che accetta tutto quello che la odierna partitocrazia gli impone? Certo piange, si lamenta, ma alla fine ingolla e non si muove!!!!!!